domenica 21 dicembre 2008

55 - ladro di mele

tu non eri
un frutto della primavera
eri LA PRIMAVERA stessa
per come ti lasciavi
prendere e respirare
e per come
grondavi eterne metafore
di perdite e ritrovamenti
sui miei occhi
spalancati all’insù
scivolavi leggera di pleiadi
sprovvista di arti ed inganni
tra i fitti rami
del melo mitomane
con appena al di sopra
delle vene del sé
impresse le nostre iniziali
da calienti stelle precipitate
a caratteri d’oro e sangue
sulla similmente rettile corteccia
dei miei più bassi appetiti
così
rinnovando la leggenda
ti rubai per mangiarti
e poi vomitare

lunedì 3 novembre 2008

54 - metafisico dispetto (ich will)


lui vomitò una teoria di formiche
io gli esposi un formichiere
alla fine da dietro le nuvole
spuntò pure il sole

vorrei esser fatto d’aria

flash...
la vecchia jeep che sobbalza sulla pietraia
la polvere,i cactus – ich will !
sovrapposizioni di paesaggi azzurri
poesia di mezzaluna e monoliti
una danza delle origini,scaturigine
di mondi immaginati e desiderati
presto inghiottiti dall’ansia del ritorno

c’è un doppio senso mentale prevalente
anche nel luogo più privo di senso
o feroci potenzialità espansive
la mia pelle si fa di licheni
e digressive parole musicali
chi sono ? muschio seccato dal sole
convinto di sapermi riconoscere
all’apparire nell’ovale dello specchio
con una nebbolina oppiacea a definirmi
ricercando un qualcosa,incessantemente
avendo nascondigli interiori
per contrabbandare anfore
colme di vermicelli del dubbio
oltre i confini del sé e la polizia

ehi...
ma l’hai studiato un piano
per essere felici ?

felici dentro,nel vero,incorporei
privi di un codice esistenziale comune
prototipi di una profonda fusione
fra uomo e natura - semidei
puntando alle altezze più vergini
(intuendo le basi dei nostri avi,ancora
non sfiorate dalle meccaniche del finto)
alle costellazioni psichiche più rarefatte
dove il tempo accelera ed impazzisce
dopo aver respinto ogni nostra volontà
e detto : ”voi siete solo il mio incubo”

quello che rimane
dopo vari stati di sonno profondo
si sente sotto la lingua
collegata direttamente al cervello
e slegata dalla percezione ordinaria
del sapore “non sono questo”

rimangono le cazzate
e le spine di un fico d’india
conficcate in un palmo di coscienza
l’ambivalenza prospettica della modernità
in opposizione alla bellezza di ieri

ICH WILL ! pallottola umana
sparata attraverso la bocca del Nulla
centrifugato dagli errori passati
ora mi chiamo Tempo Perso
e non c’è personalità a rappresentarmi
nè individualità a spronarmi
verso qualche assurdo paradiso

amo la Turchia,ad esempio...

martedì 28 ottobre 2008

53 - La caccia è sempre una forma di guerra !


non è questione di moti centripetati
del tempo che cambia o passa
il più delle volte circolare
o se ne sta indifferente
agli angoli di ciò
che i geometri della noia
chiamano: "crisi esistenziale"
ed invece è semplicemente
uno stato dell'essere
spogliato dai molti luoghi comuni

ancora caccia,ancora attentati
con centinaia di morti
flebili vibrazioni sanguigne
la morte che in un attimo
ti toglie l’umido dal musetto
esistono siti che teorizzano
con ordine filigranato elegiacamente
la distruzione dei delfini
ed io non mi sento bene
non mi sento importante
non mi sento niente
quando mi sento un uomo
che se parla ad un altro uomo
di piante carnivore
si sente rispondere
" e a che cosa servono? "

io esplodo : ANTI - UMANO !!!

io,me,nucleo fonetico
visore di ogni singolo atomo
spogliato dalle carni,privo di fame
frammento di un frammento
del frammento di un'esplosione
io danzante,ritmato,listarellato
e soffice,sintetico - io ricordo
il ricordo di ciò che erano
interi albums di fotografie
di ciò che una volta
per me era = il Mondo

io sventolo : ANTI - UMANO !!!

io tintinnante ed inserito
in contesti d'eterna creazione
nature dolcissime,energie perpetue
produttrici di vita
in propri,solidi,indeviabili
corsi vitali,io stella-farfalla
sprigionata dal suo nucleo incandescente
m'infiammo e scorro
senza l'aiuto di nessuno
potente della mia stranezza
ridotta ad un rapido riflesso
in una costellazione di normalità

io con la mia mente...
uccido : ANTI - UMANO !!!















Nello spazio in cui vive un cacciatore
possono vivere dieci pastori,
cento contadini e mille giardinieri.
La crudeltà contro gli animali
non può essere conciliabile
né con una vera cultura,
né con una vera erudizione.
E’ uno dei pesi più caratteristici
di un popolo grezzo e ignobile.
(Alexander von Humboldt)

lunedì 6 ottobre 2008

52 - centrocittà (assoluto & relativo)


colombe grigie,un gabbiano sfocato
metonimia di una realtà assente
alcuni vasi di gerani color ruggine
davanti alla pescheria
mi fletto come di plastica
alla gravità del pensato
nelle facce della gente
orridi satelliti orbitanti
intorno al mio nervosisimo
due vigili,tre vigili,quattro vigili
un barbone su gamba sola
fili di fumo da tubi incrostati
una venditrice di asparagi

come potrei appartenere a tutto questo ?

penso ai cacciatori,ai camerieri
alle guardie svizzere,ai croupier
ai giocatori di subbuteo,ai dottori
acqua necessariamente fuoriuscita
da un’unica fonte
vedo la dolcezza dei leoni
e mi scopro capace di lacrime

rilevo d’esser circondato
da sabbie d’asfalto mobile
e per difesa m’immagino altrove
cerco di riprendere un discorso
mentre qualcuno da fuori
mi fa dei gesti e grida qualcosa
...la fonte,la fonte
l’umanità che sintetizza
con follie quotidiane
l’attimo rivelatore

i volti intorno
sono palloncini legati ad un filo
e sembrano irridermi
“prima e dopo l’azione
non c’è nulla – non c’è mai stato”
mi stringo ancor di più
nella mia piccola automobile
sorvolando passanti e cartacce
allontano da me l’orribile sensazione
di far parte di tali congreghe
la predisposizione al bianconero
è forse il mio sentirmi utile
in questa vita d’osservazione
dove il meglio è rappresentato
da sottotitoli appena leggibili
e comunque privi di senso

domenica 27 luglio 2008

51 - scacchistica cannibale (l'ultima mossa)

partita filosofico-carnale
dove i contendenti
ad ogni presa
si scambieranno un morso...



come fai a mangiare l’agnello
e a non provarne vergogna ?



“ma se già mi ripugna nel profondo
l’idea di addentare un braccio umano
figuriamoci la coscia di un porco
o l’ala di un pollo...”



sul tuo volto di sapone
scivolano le mie distrazioni
come bianconere schiere di pedoni
striati d’un oro pallido
a protezione dell’altissima torre
da dove con un semplice ago
posso forare più strati di sogno
grazie alla forza (data dal dissidio
tra forma e sostanza)
racchiusa nella mia anima
separata a lungo dalla legnosa carne

la follia m’assale (tutto passerà)
dentro ogni singola ruga
erodendomi in espressioni che tu
con disgusto definisci : “di supremazia”
ma... sono il Re Anarchico
e riesco a dar movimento
all'immobilità dei tuoi piccoli tormenti
sfruttando l'arte scacchistica
di specchi a riflettere specchi
e giocando con le persone
come se si trattasse di pedine
o semplici forme di carta stagnola

come fai a mangiare il maialino
e a non provarne vergogna ?


la loro insensibilità
rafforza ogni mia posizione
(pensare è sterminare)
riconnettendomi all’universo
da un particolare punto d’osservazione
potrei sembrare il peggiore
in questo perimetro di neri alfieri
tra le acque agitate del Nulla
che instancabilmente s’insinuano
con onde felici ed infelici
a poco a poco nella mente

come fai a mangiare il coniglietto
e a non provarne vergogna ?


creatura mai sveglia,così disattenta
seduta fra di noi - con apparente distacco
prepari in realtà i tuoi noti inganni
sacrificando un pezzo
per prenderne sempre poi due
vero...
potrei anche sembrare il peggiore
per tanta volontà di difesa
ma...
se solo tu entrassi
attraverso un diversivo d’interrogativi
nel mio istinto infantile
e vivessi e respirassi
come fa una lucciola nella notte
del mio pugno chiuso
dove custodisco l’arte di sognare
..allora ogni tuo senso
saprebbe sciogliersi
in un sorriso senza fine
e poseresti la mannaia



mercoledì 16 luglio 2008

50 - l'Amore mi veniva incontro


tendevo ad un perfezionismo da idiota
nel mentre del disumano decorso
d’un mio quotidiano picco metafisico
non sapevo sorridere e proprio
mentre l’Amore mi veniva incontro
tenendo le mie foto in mano
( ero cieco,preciso,esitante
caratterizzato da una forte volontà
di temperamentale inesistenza,privo di anima
in accurata modalità esteriore)
ah... tenendo le mie foto in mano...
quel sorriso,gli occhi egizi
l’innocente pelle sfumata di sensualità
se solo avessi saputo cogliere l’attimo
e ritrovarmi capace di dirle
in quei pochi divini secondi :
“sei la cosa più bella che io abbia mai visto”
avrei esagerato,certo,mentito
avrei voluto baciarla subito
e portarla in un dove ipotetico
motivando un equilibrio intellettivo
che forse ho solo nei sogni
avrei preteso voler dare a me stesso
una lezione su che cosa siano
l’amore e l’istinto,inaspettato,oggi
davanti alla cabina delle foto da 3 euro
lottando col seggiolino regolabile
non dimostravo un’intelligenza brillante
incapace d’ingentilirmi
posseduto da sensazioni aliene
mentre l’Amore mi veniva incontro
tenendo le mie foto in mano
non sfioravo la vita nemmeno
con la punta delle unghie
non potevo saperlo,che ripensandoci dopo
mi sarei sentito come un appunto
a margine di un foglio pieno di bellezza
pretendendo da me (credo per disperazione)
da me che non amo neanche con la fantasia
un’insolita cura dell’aspetto formale
proprio come se non fosse accaduto nulla
nemmeno dopo aver attraversato
il cuore di un’esplosione nucleare
proprio come se non fossi mai stato sveglio
tendevo al perfezionismo,sapendo bene
che mai mi sarebbe appartenuto
perchè sono così bestiale e sognante
nel mio ordinatissimo caos
da non desiderare altro

sabato 5 luglio 2008

49 - cristallizzazione cannibale (il primo morso)


dodici arpie intorno alla tavola
digrignando i denti,pregano strette :

“Avvicinatevi, e mangiate;
prendete il corpo di Cristo:
gustate e vedete
quanto è buono il Signore.”


il mio unico nutrimento è l’amore
anche se con assurdo rigore scientifico
impedisco a me stesso di pensarti
mentre il fuoco della rinuncia
mi consuma,mi sublima,mi disperde

non avere scrupoli :
avvicinati alla mia storia e mangiami
(non dire : il culo) – anche se
confutare è un’arte così occidentale
teorizzo estasiato ed autoptico
la cannibalesca visione di un me
immerso fino al collo
nei detriti viventi della società
ma pirico esteta felice
per quel pò di materia alchemica
che ne rimane fuori
ed ancora affascinato
dalla soffice nebbia dei sogni
(sconclusionato romanzo / l’esistenza
il vuoto prima e dopo l’amare)
mi dico,sì... l’esistenza
la cui formula è talmente ovvia
da ingenerare una continua
fuorviante diffusione di pagine e piaghe
a calare sui volti marmorizzati
dal terrore della maturità
degli esseri che “credono”
parecchi gradini più in sotto
(...ma davvero parecchi)

come fai a mangiare l’agnello
e a non provarne vergogna ?


giovedì 19 giugno 2008

48 - l’essere disarmato


" Al mio corpo non ti devi avvicinare,
non mi devi precedere,
non mi devi seguire,
dove io sono non ti devi sedere,
nella mia casa non devi entrare,
non devi assillare il mio tetto,
non devi posare i piedi sull'impronta dei miei passi,
dove io entro tu non devi entrare "


lontano da me !

stridula umanità automobilistica
galleggiante sui mari d’ipocrisia
che incessantemente corrodono i pilastri
della mia inquieta palafitta

alla larga !

ho superato la fase dell’odio
con le unghie lunghe contro il vetro
che frena i venti,li assopisce
coi suoi lunari inganni del sette

l’ho superata ?

sto bene nella bufera
con gli altri sei cavalieri solitari
nella foschia è ricorrente l’idea
di poter scegliere tra svariate cose
per come appaiono cariche di luce
da quest’altezza dove mi trovo
illuminante di raggi proiettati
direttamente da una stanza del cervello
sto bene,ogni pensiero è una spira
che m’avvolge e mi tiene stretto
ai sogni - tanto che...

non vedo l’ora d’addormentarmi
e poi come preso da magiche correnti
principiare ad innalzarmi circolarmente
al ritmo del respiro,in silenzio
divenendo torre io stesso
oscillante ed inesplosa costruzione

...di sette piani e di sette promesse
come sette ferite
sette volte riaperte
da sette eterne incertezze


fare l’amore e lasciarsi morire
un pò per volta - dolcemente
stracciando il quesito del “perchè si vive ?”
e continuare a sbagliare sapendo
che non c’è mai stato un solo errore
che abbia potuto obbligarmi
a persistere in esso - mai

mercoledì 30 aprile 2008

47 - una reale manifestazione illusoria


non c'è niente e nessuno
nel labirinto del tempo
ed io sono solo un pò confuso
dal non sapere ancora
il centro esatto di questa coscienza
dove immagino che
il prisma della transmitizzazione
frammenti ogni mia visione
in deliranti incroci
di rispecchianti raggi tentacolari
mentre l’anti-umano orizzonte - infine
scompare del tutto
all’insenatura di questo cono di luce
che vuoto s’impone totale
ad un me risorto nei sogni
attraversanti gli occhi
di un Nietzsche immortale
nell’utopico bunker anti-divino

da dove mi colloco esattamente io
( in questa sfera di pensiero )
topolini preganti da piccoli fori
inglobati alla soglia del non-ritorno
m’appaiono gli avvelenati dal Reale
e in questo passaggio
come di sale e limone sulle labbra
m’accompagna carezzevole dentro
l’ombra del nulla
l’intangibile non-alone
d’un fiacco respiro interiore

rapinatore di atteggiamenti
espulso dall’umana condizione
mi faccio di comete e sguardi lontani
rimbalzo d’incomparabili traduzioni
nelle parole del mai immaginato
con dita che non prendono
ma acquistano - solo mollando

cosciente d’essere un seme
nel chiuso della paranoia
inconsapevole del cuore
sono troppo dolce per il sesso
e troppo violento per l’amore

dov’è l’inferno
per quelli come me ?
su quale isola - il carcere ?
in quale cunicolo - la fine ?

sabato 15 marzo 2008

46 - il baratro cosmico della rinuncia


oh! gli splendori della voragine
scheggiati dalle condanne del destino
con irregolari e tormentati colpi d’ala
scivolano attraverso il denso
delle molte ombre dell’Ombra
facendosi strada,impavidi
attraverso le orride folle votanti
dei viventi privi di vita

seguendo la falce del perduto
io seguo me stesso
attraverso l’indefinita pace del tedio
e piegando col solo uso della mente
le incandescenti spighe del profitto
rendo meno dolorosi
gli illusori termini del tempo
(predatore di verità) – e
sopra i magneti del cuore sprofondato
in una curiosa simulazione ritmica
volano le onde della mia separazione
da questo lago di luce incerta

cammino nell’ignoto
mentre intorno a me – volano logore malattie
mi creo spazio coi gomiti
ed apro varchi col machete
(mi fiorisce il sangue nell’impeto)
ma il tutto è troppo
e ciò che veramente voglio è trasformarmi
in un essere privo di avidità

il baratro chiede di capire – ma non può
i venti dell’immaginazione lo prendono
per trasportarlo lontano

oltre le richieste sussurrate
vorrei sentire il tuo canto
“dio c’è e vi odia tutti”
farsi possente e da filo inanimato
dalla terra prender vita
per ergersi fiero come un cobra

con ampie ali dorate
sopra le povere teste dei non-pensanti
impigliate nei reticolati dell’indecisione
sopra i sterili campi del “progresso”
coltivati a viscide speranze
sopra le descrizioni ragionate del bello
sopra i fragili steli quotidiani
della mistificazione dei fatti
volano le onde del mio distacco
da tutto questo

venerdì 22 febbraio 2008

45 - dialogo dilagante (breve fusione con la realtà)


eh... quanto meno dolce
riesco a scoprirmi poi,fiore sotterraneo
cieco intreccio filamentoso
di delicatissime intelligenze
pensando di essere
ora macumba,ora bacio,ora morte
io – soave clown siderale
pensando di credere
immobile nell’oscurità
le pupille (un tempo curiose)
ora stanche, polverizzate
dall'assolutismo prevaricante
di un’ontonomica razionalità
pensando di fare
cerco un centro di me
dissolto omai da tempo
nelle abusate imposizioni del reale

adesso sento il ragno
passeggiarmi sulla lingua
m’accorgo di come i miei peli
si trasformino in bianchi filamenti
e i pensieri in rose invisibili
e dell’edera che prende i miei libri
e l’abbandono che avvolge me

l’assoluto batte sui suoi tamburi
e dopo aver gettato nella polvere
le loro millenarie maschere
e danzato per me
le mummie vagabonde della dispersione
si sfaldano per la troppa sensibilità
e precipitano petali urlanti
dalla bocca delle bambine
dagli occhi scintillanti d’oro

mi cullino i tuoi artigli
m’annusi il tuo stupore
mi sfami il tuo polisemico bacio
abbattendomi come una cosa finale
sul primordiale marmo dello spirito
proprio lì,dove c’è uno specchio
che non mi riflette
e una corda che non vibra,lì
nello strano luogo dove non indugio
sulle dimensioni della fiducia
da concedere all’amore

pensando di essere
mi faccio dialogo e dilago
nostalgico del sole che non ho
(non potrò mai adorare una teoria)
invece voi - credete ed uccidete
con l’ostentata semplicità
di chi si sente sicuro
di essere ciò che è

martedì 12 febbraio 2008

ogni fiore è un fenomeno mistico

Questi bucaneve
li ho piantati da bambino
e da allora ogni anno
mi preannunciano gioiosi
l’arrivo della primavera


“puoi sentirli cantare”





Ogni fiore è un fenomeno mistico

ma quello più raro

sboccia nella tua consapevolezza !

martedì 5 febbraio 2008

44 - petali di me (donazione segreta)


questi spettri della ragione
che di notte danzano
sopra i miei amati orti
spargendo inconsapevoli semi di sé
coincidendo diabolicamente col reale
sento e soffro / dormendo

questi animali sognatori
che regolano i propri istinti
come se si trattasse di banali appetiti
proponendo quotidiane sfide
al pluralismo delle anime incerte
sento e soffro / dormendo

questi riflessi di gelida luce
che trasportano nuova linfa
attraverso le vene della mia dolcezza
insegnandomi le formule della tolleranza
sento e soffro / dormendo

il mio quadro esteriore
(pacifica prassi antisociale)
è popolato da volti sconosciuti
di piombo che fonde nel mito
anch’io – nobile belva dell’esistenzialismo
scaturisco e mi metto a danzare
quando dallo spazio degli interrogativi
sulle avvertite trasparenze del quotidiano
calano vacillanti ma implacabili
le definitive ombre del razionale
insinuandosi subdolamente
nei dettagli più impensabili
del problematico rettangolo antiumano
posto a mia protezione

se mi guardi ti contamini
se mi vedi sei spacciato
la mia mente vola / la mia mente vola

sento e soffro,mi fondo anch’io
con la terrena relazionalità
ad alimentare la putrida mente dinamica
che s’impone e ci governa
offrendo al suo aguzzo becco
ingordo di braccia e culture
brandelli marci d’avanzate speranze
sento e soffro,non mi riduco
a minuscole questioni di differenza
altro da me,quasi non essendo
dormendo
beata cosa abbandonata - appassisco
insieme al mio fiore parlante

domenica 27 gennaio 2008

43 - l’immaginazione confeziona apparizioni


morbida la donna,morbido l’amore
riccioli frugati da timidi scorpioni
le macchine sfilano come comete
un profilo nello specchietto retrovisore
a confondere se stesso
le moto trasmutano in serpenti
e le mie idee in folgorazioni
se alle volte faccio le fusa
e guardo ad un abbraccio
come un cucciolo alla mammella
non sono per questo meno scuro
dell’ombra ignorata,mentre
fluisce dolce l’anarchia
(olio essenziale della libertà)
nell’iconografia sublime delle astrazioni
che comporta tale vicinanza

il potere dell’abbandono
scavalca il gioco delle definizioni
e si ritrova separato
dalla propria essenza
(non più in un futile riflesso)
e dal fulmine
che c’è in ogni parola

conosco ciò che vedo
anche quando non ho sentore
di questa mia presenza – nel dettaglio
prendo le misure a progetti
che mai realizzerò (così vinco)

la solitudine sa capirmi
le persone mi distruggono
ma vorrei ancora su di me
il ferro da stiro delle tue mani
qualche volta,passivamente
quando sotto la cavità notturna
un’aria batterica e malata
passa di uomo in uomo
travasandosi di bocca in bocca
torbido respiro del diavolo
che avvolge e comprime
il nostro romantico sospirare
di vischiosi pupazzi malvagi
che si concedono tregua
come se davvero potessimo
condensare tutto questo
in pochi attimi d’orgasmo
nel Tuo-Mio sentire
ascoltando l’istinto (e solo quello!)
indifesi nell’atteggiamento
(a seconda dei fili richiamati)
alle molte mannaie del mondo
schiudiamo la più intima metafisica
per poi ingannarlo con l’allegra malinconia
di due babbuini ingabbiati

...morbide le sbarre,morbido l’orizzonte

domenica 20 gennaio 2008

42 - il dono di sognare


dormo legato all’incudine
questo teatro di cadaveri ambulanti
sospeso tra il nulla e la noia
d’infiniti propositi martellanti
mi faccio questo o quello
e malgrado il mio talento visionario
intorno niente cambia
tranne la data sul giornale
e continuo a sapere
che per concretizzare un desiderio
bisogna ignorarlo con forza

dormo giorni interi
affatto disturbato dallo scuotimento
di questo mio mortale involucro
dormo l’amore per l’amore
senza rancore o gelosia
dormo fin dal titolo iniziale
per quanti più istanti possibili
cuscini,parole floreali,ami innescati
ed indigesta umanità

sensazioni che vanno oltre il mondo
delle tristi rotaie borghesi
ma che sempre attraversano
le dorate porte dell’anima
diverse da com’erano partite

frequenze strampalate
impotenti all’autodefinizione
colori e carezze di sola materia
un rapido amarsi di corpi
marchiati dalla poesia dell’attimo
questo è la notte,un rapido gesto
di mano in lontananza

dormo una canzone
prendo la vita per quello che è
dormo una speranza
e stupisco con folli ecloghe
mille primavere
dove queste non ci sono
nell’audace nudità
d’ogni singolo dettaglio mentale

sentire profondo
tra braccia fatte di zolle
dormo un qualcosa
che non è dentro di noi
ma fuori
ad avvolgere l'universo intero

orlami,slegami o assolvimi
se puoi e se vuoi – dio presunto
io non posso costringermi
a credere in te
né inventarmi diverso
da quello che sono :

“non appartenente alla Realtà”

martedì 8 gennaio 2008

41 - schema onirico e sensibile (quasi spettrale)


forse dormendo,corro attraverso
dodici specchi disarmonici,corro
senza alcuna ragione o bisogno
incontro ai terribili problemi umani
su un calendario da sostituire
corro nel tempo – contro di esso
Uomo – o come diavolo volete chiamarmi
non ancora scisso dalla natura
vivo solo a sprazzi
la tragedia di quest’epoca finale
ci corro intorno,sicuramente dormendo
e mi dico : “domani sarà meglio”

poi mi scuoto e mi sembra quasi strano
possa esserci vita anche fuori
dalla mia rocca in scalasanta
vita - fuori / casuale
accettazione di dogmi minimalisti
concetti futuri – idee astratte
la mia sperimentazione personale
è intonaco per me stesso
per il Tempio che divengo
attraverso estenuanti autoconoscenze
e rifiuto di quelle leggi cosmiche
che davvero tali non siano

un brivido,come leggera carezza di piuma
mi riporta all’illeggibile stringa
dei miei codici mentali
poi...
l'evanescenza della parola
si dissolve nell'atto onirico e sensibile
di una sistematica
confutazione senza limiti