lunedì 2 marzo 2009

60 - troppo spirito ? troppo spirito !


Mi sbaglio,non ti seguo
vorrei tanto non essere
solo la banale conseguenza
delle mie azioni,sono pazzo
e basta già questo a delimitare
il campo della tua libertà ?

sono vivo,sono troppo spirito
la mia natura è intessuta
d’una gioia perfetta

la cosa più orribile
che io mai ti abbia chiesto
è stata quella di scendere
dal piedistallo traballante
di quella tua “realtà concreta”
che in verità è solo fumo

sono etico,sono troppo spirito
la condizione indisturbata
del mio essere è pace pura

non pretendo d’insegnare nulla
preghiera evolutiva di neanderthal
nel mio mondo interiore
stanno incastonate
come in una goccia d’ambra
intere legioni pulsanti
di lottatori dell’anima
troppo spirito,troppo spirito,troppo spirito



Và e riferisci questo al popolo:

“Ascoltate pure,ma senza comprendere
osservate pure,ma senza conoscere”
Rendi insensibile il cuore di questo popolo
fallo duro d’orecchio e acceca i suoi occhi :
che non veda con gli occhi,né oda con gli orecchi
né comprenda con il cuore,né si converta
in modo da essere guarito.




(ora da leggersi più velocemente
tutto d’un fiato e ripetute volte) :


spirito dentro,spirito santo
motorizzato da filosofici cavalli
spirito che levi i mali del mondo
incarnato in una testa di toro
venerato da legioni d’insetti
inseguito da uomini flosci e tristi
(vita come accumulo d’energia)
inchiodato ad un’antenna parabolica
spirito grande in mezzo al deserto
inscritto dieci volte sulla sabbia,poi
gratatto come pecorino stagionato
da tramonti bibliotecari,miraggi
in corrispondente qualità di presente
mescolato al sangue,bevuto
spirito baciato e poi visto di riflesso
nello specchietto retrovisore
spirito amico,spirito vizioso
generoso compagno di guerra
complice di mille omicidi
spirito d’angoscia,spirito fermo per sempre
trovato per terra,nell’immondizia
in una macchina a non respirare
in una notte a fissare le luci
di stelle lontanissime con rassegnazione
a non respirare in una macchina
essendo luce anche noi

lunedì 16 febbraio 2009

59 - voglio morire danzando il kolo


ad un discorso di hitler
segue un pezzo degli abba
e così avanti – tanto
al primo posto
c’è sempre la coscienza
poi vengono i preti
e gli scontri frontali del reale
con l’oltre-la-descrizione,certo

ho bevuto mezza bottiglia di slivovica
a stomaco vuoto,per cui
dopo il chiarissimo lampo iniziale
d’una rapida deglutizione riflessa
mi è ora possibile esprimere
tutto ciò che normalmente
non si oggettivizza
rendendomi facile la navigazione
su una gondola tutta d’oro
attraverso i gorghi danubiani
tra siderali valzer incantevoli
e primitivi pescatori della vojvodina

l’odore della corba nella sera
e lo strazio dei violini
sulle zattere accostate
archetti che ripetono all’infinito
"qualcosa-ogni-cosa-nessuna-cosa"
mentre stelle di ghiaccio e diamante
incombono sopra i tetti di paglia delle case
costruite al tempo delle invasioni turche
la scia di un aereo espande nel cielo
i suoi gamberetti rosa tremuli
dietro la cicogna sul nido
con un filo di fumo a firma
dalla fabbrica di birra
svolazzanti bollettini postali
riempiti a bacche di sipak
ecc,ecc... io:

voglio morire danzando il kolo
in fronte alla consapevolezza
dei tanti quotidiani “non lo so”
girando,girando
al suono delle fisarmoniche
sincopato,orgiastico,balcanico
in direzione dell’assoluto immanifesto
che aspetti ?
prendi il mio braccio !

se non c’è tempo – non c’è tempo
la verità ?
siamo due pazzi
che vivono in un mondo di pazzi !
se non c’è tempo – ci sarà
prendi le mie mani
e fanne un comodo fasciatoio
da qui all’eternità
che sottende al gioco dell’amore

i tuoi grandi occhi m’hanno visto :
che cosa sono dunque
se non disumano ?

devo proprio immaginarmi morto
per poter sentire
l’affetto di qualcuno ?
io ho voglia di ridere
e di stringerti
e formare in quel preciso istante
un cerchio di fuoco
attorno al nostro abbraccio
un cerchio luminoso
che tenga lontano gli sciacalli
venuti per mangiarci i piedi,io:

voglio morire danzando il kolo

mercoledì 4 febbraio 2009

58 - I N V O L U C R I


è sufficiente
una base direttrice intelligente
< per essere nessuno >
bisogna avere un ego cosmico
piazzato al centro della fronte

per essere un uomo
basta fingere di esistere da

I N V O L U C R I

abbandonati sensi
sensualmente trapassati dal vento
dei ricordi di quello che furono
corpi vivi di creature senza pensiero
umani della più disparata umanità
dall’origine di ogni creazione
succhiati dalla polvere,involucri
di rotte costole suonate
dal grande musicista cannibale
dell’essenza da cui nulla scaturisce
povere cose,teschi iperborei
particelle danzanti in arcobaleni
di cristallina intenzione,occhi attenti
e vuoti ben più grandi
di quelli immaginati dal creatore
che null’altro creò all’infuori
del vuoto su cui poggia il suo trono
nell’assurdità trinitaria dell’atomo
fatto da protoni,elettroni e neutroni
frantumate corazze di coleotteri
criptologici sentieri oscuri,chiari
concetti più brillanti dell’idea stessa
di rovina e gravitazione,universi
precipitati in altre pazzie
tutto decompone – e tu ?
a che cosa allude
il tuo sciocco comportamento
da poeta che odia la poesia
studioso dell’inerte corpuscolarità
delle abbandonate energie teogoniche
prodotte dal linguaggio del cibo
come unica ragione ?

C’è un solo concetto filosofico
che non venga abilmente supportato
da irrefutabili conoscenze scientifiche ?

se c’è lo voglio,ma
nel profondo riesco ad ammirare soltanto
lo specchio capace di deformarmi – ti amo
immaginaria vertigine dell’indifferenza
e come ogni essere pensante
necessito di una cornice dorata
per potermi rivelare – e mangio
e gioco e passo,inevitabilmente
mi cresco addosso quasi fino a soffocare
d’insapori rigurgiti paroliferi – reinterpreto
l’accaduto in segni indecifrabili
e ad ogni nuovo passo ...passo
rivelando il mio involucro

domenica 18 gennaio 2009

57 - mi piace quando venite dai sogni


dietro una porta spezzata
appiattito contro di essa
ascolto il senso del vuoto
e ricordo che volevano
uniformarmi all’immagine di se stessi
intendendo fare di me una galera di carne
in cui abitasse un unico recluso
con impercepite galassie imponibili intorno

volevano
baciarmi di precisione
ma i baci non sono dolci
quando puzzano di banalità
e la precisione è un concetto
che apre le porte alla morte

disintegrato
è bello morire
di una bella morte
è bello morire nella forma
seppellire la grammatica delle esperienze
e sostanzialmente indifferente
ungere estremamente il desiderio
piangendo la voglia d’esser altrove
sulla meraviglia dei vermi
formidabili pulitori delle radici
disintegrato
poi lascio morire
anche la voglia di morire

ma ciò richiede molto rigore
ed io credo d’esser troppo anarchico
per aver bisogno di coltivare
autentiche interiori follie
o esigere chiarezze armoniose

mi piace quando venite dai sogni
invece quando provenite dalla realtà
siete come ombre di tristi uccelli
con lunghe magrezze di curiosità
ed arraffamenti connessi ...

così ho preso tutti i miei limiti
ne ho fatto un mucchio
e mi ci sono seduto sopra
adesso
guardo l’orizzonte sereno
e non chiedo altro
o poco
o altro

domenica 4 gennaio 2009

56 - Petra



guidare con la lingua tra i denti
fino a Caorle di notte
coi cavalli che sbavano
rallentati da elefanti e dinosauri
in virtù dell’intasata immanenza
della volontà autostradale
così modernamente rappresentata
da interminabili colonne di camion

di quella cittadina mi piacciono gli scogli intarsiati
ed il vuoto ostile mirante alla semplicità
dei posti di mare in inverno
l’odore di spegnimenti sequenziali
una certa dolcezza salata
ad amplificare il tono icastico
delle viuzze e dei volti dei vecchi

un verme percorre i cunicoli del mio cuore
lì vicino abitava uno spiritello,un tempo
che sfidava gli incidenti agli incroci
e si lasciava toccare e voleva
ad ogni costo si passasse con il rosso
tra gli argini spauriti

anche da quelle parti ho lasciato brandelli e spermi
lanciato petardi nel canale
illuminato coi fari dell’auto
vicoli a fondo cieco alle 4 del mattino
sfidato le convenzioni,la chiesa,i carabinieri
e un nonno sindaco del paese
costituente di per sé
un universo ordinato ed intero

a zigzag nella nebbia
drogato dall’uso eccessivo
dei puntini sospensivi
schivando elfi e folletti
ed ossuti neri cani giganti e tristi
che ricordo d’aver visto anni prima
scolpiti su delle pietre tombali
avrei mirato all’assoluto
oppure al nulla – prima di morire

e che altro ?

c’erano case intrecciate con fili d’erba e saliva
poggiate su isolotti di sterco
che fluttuavano nella laguna
gobbi uccelli dalle zampe lunghissime
branzini che di notte saltavano nel cerchio della luna
ricadendo pesantemente sulla superficie marina
che ogni cosa inghiotte
pur senza spezzarne l’equilibrio
parabola in cui vita e morte
coincidono e quasi si scontrano

nemmeno i sassi più levigati
riuscivano a rimbalzarci sopra
per più di tre volte di fila
e la delusione era piacevole e tanta
mentre pescatori indigeni stavano tirando
una grossa rete nella gridata speranza
di poter in essa intrappolare
quanti più chili di guizzante senso estremo
ed io appoggiato pesantemente
al portone della chiesetta in fondo al molo
piantavo di nascosto dei chiodi rossi
nel sacro stoccafisso appeso
a quella visionaria densità epifanica
destinata comunque a finire

occhi di operai mi guardavano
da altissime impalcature
sferzate dalla salsedine
il paesaggio appariva incellophanato
da un’infinita pellicola trasparente
che immaginai messa in opera
da dispettose orde di uscocchi
arrivati dalla costa opponente

le cose dormivano,nel senso
che anche i lampioni russavano
una sfocata metallica materialità della parola
scoraggiandoti così dall’idea di conversarci

c’è della magia in ogni posto
ma alle volte credo di sentirla solo io
per quanto stanco
e con la gola amara e secca
che darei un rene per una mentina

prima e dopo non c’è nulla