domenica 27 gennaio 2008

43 - l’immaginazione confeziona apparizioni


morbida la donna,morbido l’amore
riccioli frugati da timidi scorpioni
le macchine sfilano come comete
un profilo nello specchietto retrovisore
a confondere se stesso
le moto trasmutano in serpenti
e le mie idee in folgorazioni
se alle volte faccio le fusa
e guardo ad un abbraccio
come un cucciolo alla mammella
non sono per questo meno scuro
dell’ombra ignorata,mentre
fluisce dolce l’anarchia
(olio essenziale della libertà)
nell’iconografia sublime delle astrazioni
che comporta tale vicinanza

il potere dell’abbandono
scavalca il gioco delle definizioni
e si ritrova separato
dalla propria essenza
(non più in un futile riflesso)
e dal fulmine
che c’è in ogni parola

conosco ciò che vedo
anche quando non ho sentore
di questa mia presenza – nel dettaglio
prendo le misure a progetti
che mai realizzerò (così vinco)

la solitudine sa capirmi
le persone mi distruggono
ma vorrei ancora su di me
il ferro da stiro delle tue mani
qualche volta,passivamente
quando sotto la cavità notturna
un’aria batterica e malata
passa di uomo in uomo
travasandosi di bocca in bocca
torbido respiro del diavolo
che avvolge e comprime
il nostro romantico sospirare
di vischiosi pupazzi malvagi
che si concedono tregua
come se davvero potessimo
condensare tutto questo
in pochi attimi d’orgasmo
nel Tuo-Mio sentire
ascoltando l’istinto (e solo quello!)
indifesi nell’atteggiamento
(a seconda dei fili richiamati)
alle molte mannaie del mondo
schiudiamo la più intima metafisica
per poi ingannarlo con l’allegra malinconia
di due babbuini ingabbiati

...morbide le sbarre,morbido l’orizzonte

domenica 20 gennaio 2008

42 - il dono di sognare


dormo legato all’incudine
questo teatro di cadaveri ambulanti
sospeso tra il nulla e la noia
d’infiniti propositi martellanti
mi faccio questo o quello
e malgrado il mio talento visionario
intorno niente cambia
tranne la data sul giornale
e continuo a sapere
che per concretizzare un desiderio
bisogna ignorarlo con forza

dormo giorni interi
affatto disturbato dallo scuotimento
di questo mio mortale involucro
dormo l’amore per l’amore
senza rancore o gelosia
dormo fin dal titolo iniziale
per quanti più istanti possibili
cuscini,parole floreali,ami innescati
ed indigesta umanità

sensazioni che vanno oltre il mondo
delle tristi rotaie borghesi
ma che sempre attraversano
le dorate porte dell’anima
diverse da com’erano partite

frequenze strampalate
impotenti all’autodefinizione
colori e carezze di sola materia
un rapido amarsi di corpi
marchiati dalla poesia dell’attimo
questo è la notte,un rapido gesto
di mano in lontananza

dormo una canzone
prendo la vita per quello che è
dormo una speranza
e stupisco con folli ecloghe
mille primavere
dove queste non ci sono
nell’audace nudità
d’ogni singolo dettaglio mentale

sentire profondo
tra braccia fatte di zolle
dormo un qualcosa
che non è dentro di noi
ma fuori
ad avvolgere l'universo intero

orlami,slegami o assolvimi
se puoi e se vuoi – dio presunto
io non posso costringermi
a credere in te
né inventarmi diverso
da quello che sono :

“non appartenente alla Realtà”

martedì 8 gennaio 2008

41 - schema onirico e sensibile (quasi spettrale)


forse dormendo,corro attraverso
dodici specchi disarmonici,corro
senza alcuna ragione o bisogno
incontro ai terribili problemi umani
su un calendario da sostituire
corro nel tempo – contro di esso
Uomo – o come diavolo volete chiamarmi
non ancora scisso dalla natura
vivo solo a sprazzi
la tragedia di quest’epoca finale
ci corro intorno,sicuramente dormendo
e mi dico : “domani sarà meglio”

poi mi scuoto e mi sembra quasi strano
possa esserci vita anche fuori
dalla mia rocca in scalasanta
vita - fuori / casuale
accettazione di dogmi minimalisti
concetti futuri – idee astratte
la mia sperimentazione personale
è intonaco per me stesso
per il Tempio che divengo
attraverso estenuanti autoconoscenze
e rifiuto di quelle leggi cosmiche
che davvero tali non siano

un brivido,come leggera carezza di piuma
mi riporta all’illeggibile stringa
dei miei codici mentali
poi...
l'evanescenza della parola
si dissolve nell'atto onirico e sensibile
di una sistematica
confutazione senza limiti