
eh... quanto meno dolce
riesco a scoprirmi poi,fiore sotterraneo
cieco intreccio filamentoso
di delicatissime intelligenze
pensando di essere
ora macumba,ora bacio,ora morte
io – soave clown siderale
pensando di credere
immobile nell’oscurità
le pupille (un tempo curiose)
ora stanche, polverizzate
dall'assolutismo prevaricante
di un’ontonomica razionalità
pensando di fare
cerco un centro di me
dissolto omai da tempo
nelle abusate imposizioni del reale
adesso sento il ragno
passeggiarmi sulla lingua
m’accorgo di come i miei peli
si trasformino in bianchi filamenti
e i pensieri in rose invisibili
e dell’edera che prende i miei libri
e l’abbandono che avvolge me
l’assoluto batte sui suoi tamburi
e dopo aver gettato nella polvere
le loro millenarie maschere
e danzato per me
le mummie vagabonde della dispersione
si sfaldano per la troppa sensibilità
e precipitano petali urlanti
dalla bocca delle bambine
dagli occhi scintillanti d’oro
mi cullino i tuoi artigli
m’annusi il tuo stupore
mi sfami il tuo polisemico bacio
abbattendomi come una cosa finale
sul primordiale marmo dello spirito
proprio lì,dove c’è uno specchio
che non mi riflette
e una corda che non vibra,lì
nello strano luogo dove non indugio
sulle dimensioni della fiducia
da concedere all’amore
pensando di essere
mi faccio dialogo e dilago
nostalgico del sole che non ho
(non potrò mai adorare una teoria)
invece voi - credete ed uccidete
con l’ostentata semplicità
di chi si sente sicuro
di essere ciò che è