
morbida la donna,morbido l’amore
riccioli frugati da timidi scorpioni
le macchine sfilano come comete
un profilo nello specchietto retrovisore
a confondere se stesso
le moto trasmutano in serpenti
e le mie idee in folgorazioni
se alle volte faccio le fusa
e guardo ad un abbraccio
come un cucciolo alla mammella
non sono per questo meno scuro
dell’ombra ignorata,mentre
fluisce dolce l’anarchia
(olio essenziale della libertà)
nell’iconografia sublime delle astrazioni
che comporta tale vicinanza
il potere dell’abbandono
scavalca il gioco delle definizioni
e si ritrova separato
dalla propria essenza
(non più in un futile riflesso)
e dal fulmine
che c’è in ogni parola
conosco ciò che vedo
anche quando non ho sentore
di questa mia presenza – nel dettaglio
prendo le misure a progetti
che mai realizzerò (così vinco)
la solitudine sa capirmi
le persone mi distruggono
ma vorrei ancora su di me
il ferro da stiro delle tue mani
qualche volta,passivamente
quando sotto la cavità notturna
un’aria batterica e malata
passa di uomo in uomo
travasandosi di bocca in bocca
torbido respiro del diavolo
che avvolge e comprime
il nostro romantico sospirare
di vischiosi pupazzi malvagi
che si concedono tregua
come se davvero potessimo
condensare tutto questo
in pochi attimi d’orgasmo
nel Tuo-Mio sentire
ascoltando l’istinto (e solo quello!)
indifesi nell’atteggiamento
(a seconda dei fili richiamati)
alle molte mannaie del mondo
schiudiamo la più intima metafisica
per poi ingannarlo con l’allegra malinconia
di due babbuini ingabbiati
...morbide le sbarre,morbido l’orizzonte
