domenica 18 gennaio 2009

57 - mi piace quando venite dai sogni


dietro una porta spezzata
appiattito contro di essa
ascolto il senso del vuoto
e ricordo che volevano
uniformarmi all’immagine di se stessi
intendendo fare di me una galera di carne
in cui abitasse un unico recluso
con impercepite galassie imponibili intorno

volevano
baciarmi di precisione
ma i baci non sono dolci
quando puzzano di banalità
e la precisione è un concetto
che apre le porte alla morte

disintegrato
è bello morire
di una bella morte
è bello morire nella forma
seppellire la grammatica delle esperienze
e sostanzialmente indifferente
ungere estremamente il desiderio
piangendo la voglia d’esser altrove
sulla meraviglia dei vermi
formidabili pulitori delle radici
disintegrato
poi lascio morire
anche la voglia di morire

ma ciò richiede molto rigore
ed io credo d’esser troppo anarchico
per aver bisogno di coltivare
autentiche interiori follie
o esigere chiarezze armoniose

mi piace quando venite dai sogni
invece quando provenite dalla realtà
siete come ombre di tristi uccelli
con lunghe magrezze di curiosità
ed arraffamenti connessi ...

così ho preso tutti i miei limiti
ne ho fatto un mucchio
e mi ci sono seduto sopra
adesso
guardo l’orizzonte sereno
e non chiedo altro
o poco
o altro

domenica 4 gennaio 2009

56 - Petra



guidare con la lingua tra i denti
fino a Caorle di notte
coi cavalli che sbavano
rallentati da elefanti e dinosauri
in virtù dell’intasata immanenza
della volontà autostradale
così modernamente rappresentata
da interminabili colonne di camion

di quella cittadina mi piacciono gli scogli intarsiati
ed il vuoto ostile mirante alla semplicità
dei posti di mare in inverno
l’odore di spegnimenti sequenziali
una certa dolcezza salata
ad amplificare il tono icastico
delle viuzze e dei volti dei vecchi

un verme percorre i cunicoli del mio cuore
lì vicino abitava uno spiritello,un tempo
che sfidava gli incidenti agli incroci
e si lasciava toccare e voleva
ad ogni costo si passasse con il rosso
tra gli argini spauriti

anche da quelle parti ho lasciato brandelli e spermi
lanciato petardi nel canale
illuminato coi fari dell’auto
vicoli a fondo cieco alle 4 del mattino
sfidato le convenzioni,la chiesa,i carabinieri
e un nonno sindaco del paese
costituente di per sé
un universo ordinato ed intero

a zigzag nella nebbia
drogato dall’uso eccessivo
dei puntini sospensivi
schivando elfi e folletti
ed ossuti neri cani giganti e tristi
che ricordo d’aver visto anni prima
scolpiti su delle pietre tombali
avrei mirato all’assoluto
oppure al nulla – prima di morire

e che altro ?

c’erano case intrecciate con fili d’erba e saliva
poggiate su isolotti di sterco
che fluttuavano nella laguna
gobbi uccelli dalle zampe lunghissime
branzini che di notte saltavano nel cerchio della luna
ricadendo pesantemente sulla superficie marina
che ogni cosa inghiotte
pur senza spezzarne l’equilibrio
parabola in cui vita e morte
coincidono e quasi si scontrano

nemmeno i sassi più levigati
riuscivano a rimbalzarci sopra
per più di tre volte di fila
e la delusione era piacevole e tanta
mentre pescatori indigeni stavano tirando
una grossa rete nella gridata speranza
di poter in essa intrappolare
quanti più chili di guizzante senso estremo
ed io appoggiato pesantemente
al portone della chiesetta in fondo al molo
piantavo di nascosto dei chiodi rossi
nel sacro stoccafisso appeso
a quella visionaria densità epifanica
destinata comunque a finire

occhi di operai mi guardavano
da altissime impalcature
sferzate dalla salsedine
il paesaggio appariva incellophanato
da un’infinita pellicola trasparente
che immaginai messa in opera
da dispettose orde di uscocchi
arrivati dalla costa opponente

le cose dormivano,nel senso
che anche i lampioni russavano
una sfocata metallica materialità della parola
scoraggiandoti così dall’idea di conversarci

c’è della magia in ogni posto
ma alle volte credo di sentirla solo io
per quanto stanco
e con la gola amara e secca
che darei un rene per una mentina

prima e dopo non c’è nulla