martedì 28 ottobre 2008

53 - La caccia è sempre una forma di guerra !


non è questione di moti centripetati
del tempo che cambia o passa
il più delle volte circolare
o se ne sta indifferente
agli angoli di ciò
che i geometri della noia
chiamano: "crisi esistenziale"
ed invece è semplicemente
uno stato dell'essere
spogliato dai molti luoghi comuni

ancora caccia,ancora attentati
con centinaia di morti
flebili vibrazioni sanguigne
la morte che in un attimo
ti toglie l’umido dal musetto
esistono siti che teorizzano
con ordine filigranato elegiacamente
la distruzione dei delfini
ed io non mi sento bene
non mi sento importante
non mi sento niente
quando mi sento un uomo
che se parla ad un altro uomo
di piante carnivore
si sente rispondere
" e a che cosa servono? "

io esplodo : ANTI - UMANO !!!

io,me,nucleo fonetico
visore di ogni singolo atomo
spogliato dalle carni,privo di fame
frammento di un frammento
del frammento di un'esplosione
io danzante,ritmato,listarellato
e soffice,sintetico - io ricordo
il ricordo di ciò che erano
interi albums di fotografie
di ciò che una volta
per me era = il Mondo

io sventolo : ANTI - UMANO !!!

io tintinnante ed inserito
in contesti d'eterna creazione
nature dolcissime,energie perpetue
produttrici di vita
in propri,solidi,indeviabili
corsi vitali,io stella-farfalla
sprigionata dal suo nucleo incandescente
m'infiammo e scorro
senza l'aiuto di nessuno
potente della mia stranezza
ridotta ad un rapido riflesso
in una costellazione di normalità

io con la mia mente...
uccido : ANTI - UMANO !!!















Nello spazio in cui vive un cacciatore
possono vivere dieci pastori,
cento contadini e mille giardinieri.
La crudeltà contro gli animali
non può essere conciliabile
né con una vera cultura,
né con una vera erudizione.
E’ uno dei pesi più caratteristici
di un popolo grezzo e ignobile.
(Alexander von Humboldt)

lunedì 6 ottobre 2008

52 - centrocittà (assoluto & relativo)


colombe grigie,un gabbiano sfocato
metonimia di una realtà assente
alcuni vasi di gerani color ruggine
davanti alla pescheria
mi fletto come di plastica
alla gravità del pensato
nelle facce della gente
orridi satelliti orbitanti
intorno al mio nervosisimo
due vigili,tre vigili,quattro vigili
un barbone su gamba sola
fili di fumo da tubi incrostati
una venditrice di asparagi

come potrei appartenere a tutto questo ?

penso ai cacciatori,ai camerieri
alle guardie svizzere,ai croupier
ai giocatori di subbuteo,ai dottori
acqua necessariamente fuoriuscita
da un’unica fonte
vedo la dolcezza dei leoni
e mi scopro capace di lacrime

rilevo d’esser circondato
da sabbie d’asfalto mobile
e per difesa m’immagino altrove
cerco di riprendere un discorso
mentre qualcuno da fuori
mi fa dei gesti e grida qualcosa
...la fonte,la fonte
l’umanità che sintetizza
con follie quotidiane
l’attimo rivelatore

i volti intorno
sono palloncini legati ad un filo
e sembrano irridermi
“prima e dopo l’azione
non c’è nulla – non c’è mai stato”
mi stringo ancor di più
nella mia piccola automobile
sorvolando passanti e cartacce
allontano da me l’orribile sensazione
di far parte di tali congreghe
la predisposizione al bianconero
è forse il mio sentirmi utile
in questa vita d’osservazione
dove il meglio è rappresentato
da sottotitoli appena leggibili
e comunque privi di senso