sabato 15 marzo 2008

46 - il baratro cosmico della rinuncia


oh! gli splendori della voragine
scheggiati dalle condanne del destino
con irregolari e tormentati colpi d’ala
scivolano attraverso il denso
delle molte ombre dell’Ombra
facendosi strada,impavidi
attraverso le orride folle votanti
dei viventi privi di vita

seguendo la falce del perduto
io seguo me stesso
attraverso l’indefinita pace del tedio
e piegando col solo uso della mente
le incandescenti spighe del profitto
rendo meno dolorosi
gli illusori termini del tempo
(predatore di verità) – e
sopra i magneti del cuore sprofondato
in una curiosa simulazione ritmica
volano le onde della mia separazione
da questo lago di luce incerta

cammino nell’ignoto
mentre intorno a me – volano logore malattie
mi creo spazio coi gomiti
ed apro varchi col machete
(mi fiorisce il sangue nell’impeto)
ma il tutto è troppo
e ciò che veramente voglio è trasformarmi
in un essere privo di avidità

il baratro chiede di capire – ma non può
i venti dell’immaginazione lo prendono
per trasportarlo lontano

oltre le richieste sussurrate
vorrei sentire il tuo canto
“dio c’è e vi odia tutti”
farsi possente e da filo inanimato
dalla terra prender vita
per ergersi fiero come un cobra

con ampie ali dorate
sopra le povere teste dei non-pensanti
impigliate nei reticolati dell’indecisione
sopra i sterili campi del “progresso”
coltivati a viscide speranze
sopra le descrizioni ragionate del bello
sopra i fragili steli quotidiani
della mistificazione dei fatti
volano le onde del mio distacco
da tutto questo